L’organizzazione del territorio in età romana
La romanizzazione dell’Italia settentrionale ha comportato un processo di ristrutturazione radicale del territorio: il nuovo assetto prevedeva una grande rete stradale, la divisione razionale dei terreni agricoli (centuriazione) e la costruzione di città o la sistemazione in senso urbano degli insediamenti preesistenti. La città rappresentava il “centro dei servizi” di un territorio da sfruttare razionalmente, per un’economia basata su agricoltura, pastorizia e caccia.
Il reticolo urbano impostato su strade che si incrociano ad angolo retto era il principio di base dell’urbanistica romana, per derivazione da quella greca. Ma esso era comunque applicato in maniera non rigida e uniforme: vi era uno schema di base, che veniva variamente utilizzato ponendo attenzione alla natura del terreno e alla rete viaria, in rapporto alle esigenze economiche, storiche, etc.
Tutto ciò veniva realizzato secondo un disegno che poneva al centro il modello della capitale, Roma.
Così molte colonie nella loro stessa forma approssimativamente quadrata, rettangolare, regolare, volevano essere delle “piccole Rome” a immagine della città delle origini, la “Roma quadrata” di Romolo, fondata sul colle Palatino tracciando un solco quadrato appunto.
Là dove le irregolarità del terreno, le condizioni storico-economiche particolari, l’ampiezza della popolazione o altri fattori rendessero difficile l’applicazione di questa formula, la “imitazione” di Roma passava attraverso l’organizzazione della piazza del foro con i suoi edifici monumentali sul modello dell’Urbe o la selezione di uno o più edifici ricalcati su quei modelli: un tempio (capitolium), un teatro, una basilica. In alcuni casi bastava la copia di una statua particolarmente significativa nella storia della capitale; in età imperiale in ogni luogo pubblico non poteva mancare una statua dell’imperatore regnante o una galleria di statue della dinastia imperiale.
- I principali edifici pubblici, come il teatro, l’anfiteatro, le terme, etc.
- Le mura, segno tangibile – anche quando non necessarie da un punto di vista puramente strategico-militare – dell’ideologia della nuova civiltà urbana (Libarna era priva di mura).
- Il cardine e il decumano massimi, le vie principali della città, generatrici, con il loro incrocio, di tutto il sistema.
- Il foro, la piazza principale, in cui si svolgevano tutte le attività economiche, politiche, amministrative, religiose del centro e del suo territorio.